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Pensioni, le novità del 2017: quota 41, APE e molto altro

Sono passati alcuni mesi da quando, all’indomani della festa del 25 aprile, le buste arancioni delle pensioni Inps hanno iniziato ad essere spedite nelle case di tutti gli italiani (leggi qui il nostro articolo). Nelle lettere l’Istituto spiegava quando un determinato individuo poteva andare in pensione e quanto gli spettasse di diritto. Tuttavia, dal 2017, molte di quelle indicazioni potrebbero cambiare radicalmente: sono infatti diverse le novità sulle pensioni a che il governo Renzi introdurrà dal prossimo anno.

Ecco i principali punti delle riforma pensionistica del 2017:

  • Estensione no tax area
  • Aumento della quattordicesima per i pensionati più poveri
  • La quota 41ma non per tutti
  • L’ “APE”, nome in codice che sta per anticipo pensionistico

Pensioni, novità 2017: a chi spetta l’APE?

Per poter beneficiare dell’anticipo pensionistico esistono innanzitutto requisiti generali: in primo luogo il lavoratore deve aver superato i 63 anni d’età, e deve aver maturato almeno 20 anni di contributi. Tuttavia, questo anticipo sarà pagato dalle banche e quindi il lavoratore “anticipato” dovrà restituire questi soldi con rate mensili per vent’anni. Questo disincentivo però non è previsto per quelle fasce di popolazioni più deboli: per godere dell’Ape social, cioè un anticipo pagato interamente dalle casse dello Stato, bisogna rientrare in specifiche categorie di lavoratori. Ecco chi ne può usufruire:

  • Lavoratori che danno assistenza ad un familiare disabile grave ( in poche parole ibeneficiari della Legge 104)
  • Gli addetti a mansioni ad alto rischio infortunio
  • Gli addetti a mansioni particolarmente faticose e pesanti, altresì i disoccupati di lungo corso che non percepiscono ammortizzatori sociali
  • I lavoratori in possesso di invalidità (non è stata ancora definita la percentuale utile)

E la quota 41? Solo per alcuni lavoratori precoci

E’ uno dei cavalli di battaglia della manovra voluta dal governo Renzi: alla quota 41 potranno però accedervi solo alcuni lavoratori precoci, cioè solo quelle persone che hanno iniziato a versare i contributi all’INPS prima dei 19 anni d’età. Ma quanto prima? Almeno un anno prima dei 19. Chi rientra fra questi lavoratori, potrà andare in pensione con 41 anni di versamenti (rispetto ai 41 anni e 10 mesi previsti ora per le donne e un anno in più per gli uomini).