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Riforma pensionistica, il Governo propone calcolo su base biennale

In vista della chiusura della legge di bilancio, il Governo sembra aver finalmente iniziato a mobilitarsi sul tema pensioni. A seguito dei sempre più frequenti incontri con i sindacati, oggi sappiamo che quasi sicuramente le categorie escluse dallo scatto a 67 anni saranno 15, e ora prende piede anche una nuova ipotesi atta a modificare le modalità e le tempistiche per andare in pensione da qui a un lustro.

Dal tavolo tecnico di Palazzo Chigi è stata elaborata proprio oggi la proposta secondo la quale a partire dal 2021 si andrà in pensione considerando l’aspettativa di vita (come accade già oggi), confrontando però – e qui sta la novità – la media di un biennio con quello precedente.

Riforma pensionistica: come verranno calcolate le proiezioni?

Con questo nuovo metodo le novità sul calcolo dell’età pensionabile sarebbero più che rilevanti.

Facciamo un esempio. Nel 2021 per capire quando si andrà in pensione non si terrà conto dell’aspettativa di vita dell’anno precedente presa come “dato bruto”, ma bensì di quella media del biennio 2018-2019 messa a confronto con quella del biennio 2016-2017, così da avere un dato più contemporaneo e meglio decifrabile.

Se dal 2016-2017 al 2018-2019 l’aspettativa di vita dovesse salire, allora a partire dal 2022 salirebbe anche l’età minima per andare in pensione. Al contrario, se il confronto fra i due bienni dovesse dare sito negativo l’età pensionabile non aumenterebbe, ma rimarrebbe invariata.

In altre parole, non c’è speranza di auspicare una diminuzione dell’età pensionabile (almeno per il momento) ma il confronto fra i due bienni darebbe maggiori chanche di uno stop all’aumento nel caso in cui l’aspettativa non aumentasse nell’arco di 4 anni.

È una soluzione che lascia soddisfatti i sindacati, che si sono detti “sorpresi” di una tale apertura del Governo.

Al momento, tuttavia, la battaglia sulle imminenti misure da adoperare in campo pensionistico rimane ancora aperta: le 15 categorie escluse dallo scatto del 2019 sono ancora troppo poche per le parti sociali, che nei prossimi giorni torneranno a discutere con l’esecutivo per tentare di allargare la forchetta degli esclusi.