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Ortopedia: posti vacanti alle scuole di specializzazione

Specialistica in ortopedia: sempre meno richiesta.

Specialistica in ortopedia: sempre meno richiesta.La fuga dei giovani medici dalle scuole di specializzazione in ortopedia non si arresta, anzi. Quest’anno i posti disponibili sono 187 e c’è il rischio che restino scoperti. L’ortopedia in sè è già una disciplina che richiede impegno e abnegazione ma un’altra è la motivazione che disincentiva i laureati in medicina a specializzarsi in ortopedia : il timore delle denunce. Gli ortopedici, infatti, costituiscono la categoria di medici più denunciata dai pazienti.

Su circa 7000 professionisti attivi in tutto il Paese pendono oltre 2000 denunce che li rendono sempre più spesso protagonisti di cause civili per presunti errori medici, diagnostici o terapeutici. Nonostante l’80 % delle cause finisce poi per decadere, fare l’ortopedico diventa sempre più complicato e pericoloso. Per monitorare la situazione e tenerla d’occhio, già da giugno del 2010 la Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (SIOT) ha stipulato un protocollo d’intesa con l’Osservatorio Medico Legale (OrME) , associazione nata nel 2007 da una collaborazione tra il Tribunale di Roma, l’università romana di Tor Vergata e l’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Roma per analizzare le sentenze in ambito di responsabilità professionale medica del Tribunale della Capitale. “Il nostro obiettivo è avviare un’analisi seria e approfondita delle sentenze che riguardano ortopedici e traumatologi […], Questo ci consentirà di individuare eventuali criticità e ipotizzare se è possibile una prevenzione efficace: riteniamo infatti che prevenire l’errore professionale, e quindi il danno al paziente, sia l’unico mezzo davvero efficace a ridurre il contenzioso” afferma Umberto Tarantino, coordinatore del progetto.

I dati raccolti sono incoraggianti soprattutto a rincuorare quei pazienti spaventati dalla possibilità di avere a che fare con un medico incompetente; l’errore medico infatti non è così frequente e sono pochi i casi in cui c’è una condanna del professionista. Forse non tutto è perduto.