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12-12-12: quando il calendario rappresenta un qualcosa di magico.

E’ l’ultima volta che una data in calendario può essere scritta con tre numeri identici: 12-12-12. E’ un numero, il dodici, che da sempre evoca un qualcosa di “particolare”, sia nella vita in generale, che nel mondo del calcio. Dodici è il numero degli apostoli di Gesù, degli anni di Cristo quando parlava ai sapienti, dei segni dello zodiaco, dei cavalieri della tavola rotonda.

Nel calcio, per anni questo numero è stato associato al secondo portiere, quello che non entrava mai (non giocava neanche in coppa Italia, non come adesso), che passava interi campionati in panchina, magari sperando in un infortunio del titolare. Curioso il caso del vice di Zoff alla Juventus, un certo Giancarlo Alessandrelli, che, dopo quattro campionati in panchina, entrò all’ultima giornata della stagione 1978-79 contro l’Avellino: beccò 3 gol e fu spedito in B. Al giorno d’oggi, il numero 12 può essere preso da qualsiasi giocatore (vedi Giovinco alla Juventus); ma per tutti i nostalgici, rappresenterà sempre il numero del secondo portiere.

Il dodici è anche accomunato ai tifosi, che spesso sentiamo essere definiti come il “dodicesimo uomo in campo”, soprattutto in stadi particolarmente caldi, quali l’Ali Sami Yen del Galatasary, la Partizan Arena di Belgrado, la Bombonera di Buenos Aires (stadio del glorioso Boca Juniors).