Edizione di giovedì 28 Marzo 2024 | Home - Redazione - Disclaimer - Cookie Policy e Privacy Policy

“Meu Amigo” Conceicao, l’ultima granda ala biancoceleste

portogallo

Quando nel 1998, a 24 anni, Sergio Conceicao sbarcò in Italia, in pochi lo conoscevano. D’altro canto, a quei tempi, internet iniziava ad affacciarsi timidamente nella vita delle persone e gli appassionati di calcio italiani erano molto “autoreferenziali”. La Serie A era il campionato più difficile e competitivo del mondo, dove ben sette squadre, infarcite di campioni, si contendevano lo Scudetto.

Eravamo agli ultimi gemiti della magnificenza della Serie A, in parte “dopata” dalla finanza creativa di alcuni soggetti che portarono al fallimento o al declassamento di alcune delle più importanti società del massimo campionato. Ma all’epoca, perlomeno gli appassionati di calcio, non pensavano a questi aspetti e si godevano lo spettacolo della Serie A.

Lo sbarco in Italia col titolo di “miglior calciatore lusitano”

E se la Lazio, che con l’arrivo di Eriksson e Mancini puntava ad insediarsi stabilmente nel giro delle grandi squadre italiane, decise di spendere 15 miliardi del vecchio conio per Sergio Conceicao, un motivo doveva pur esserci. Il calciatore di Coimbra era stato appena eletto miglior giocatore portoghese, in una fase storica in cui i lusitani potevano vantare sull’estro e la fantasia di campioni come Figo e Rui Costa.

In patria, oltretutto, aveva vinto due titoli consecutivi. E nella stagione 1996/1997 fu tra i protagonisti del Porto che estromise il Milan dalla Coppa dei Campioni, sancendo, di fatto, la fine del ciclo degli invincibili rossoneri, che condussero una stagione estremamente sottotono con Tabarez, prima, e Arrigo Sacchi, poi, quest’ultimo di ritorno dopo aver lasciato la Nazionale con una clamorosa sconfitta in amichevole contro la neonata seleziona bosniaca.

A livello internazionale, quindi, questo giovane portoghese non era proprio uno “qualunque”. Ma il tifoso medio italiano, a maggior ragione a quei tempi, amava ripetere la solita frase: “vedremo se saprà imporsi in Serie A, facile giocare in Portogallo”. Le qualità del ragazzo di Coimbra, però, non passarono inosservate agli occhi di Sven Goran Eriksson: il mite e saggio tecnico svedese, infatti, gli consegnò subito una maglia da titolare.

La fiducia di Sven Goran venne subito ripagata

E la fiducia fu totalmente ripagata. Sergio, infatti, si mise in luce sin da subito per le grandi qualità che lo avevano portato, in terra natia, ad essere considerato uno dei migliori giocatori nazionali: grande capacità di dribblare l’uomo, andare sul fondo e mettere cross precisi per le punte, con una naturalezza e semplicità che a quei tempi, dopo gli anni dei grandi tornanti come Conti o Donadoni, sembrava merce rara nel campionato di Serie A.

I primi segni di grandezza di Conceicao si videro alla quinta di campionato a San Siro, quando il portoghese mise a segno una doppietta nel pirotecnico 5-3 col quale la Lazio espugnò la Milano nerazzurra. Un primo segnale che quella Lazio, infarcita di nuovi giocatori come Salas, Couto e Mihajlovic, voleva recitare un ruolo da assoluta protagonista, come farà per il resto della stagione.

Se è pur vero che quell’annata, malinconicamente chiusa al secondo posto dopo aver subito il sorpasso del sorprendente Milan di Zaccheroni alla penultima di campionato, non viene ricordata con un sorriso da parte dei tifosi laziali (nonostante la vittoria della Coppa delle Coppe), Sergio Conceicao divenne un idolo incontrastato dei tifosi laziali che seguono le vicissitudini del club biancoceleste su Lazio Family.

La cessione al Parma non sancì la fine dell’amore tra Sergio e la Lazio

L’annata successiva, Conceicao restò determinante nella squadra biancoceleste, che Eriksson, però, disegnò in maniera un po’ più camaleontica: la maglia indiscussa da titolare, quindi, non era più una certezza, complice una rosa che vedeva sempre più campioni tra le proprie fila.

Sergio, però, diede il suo determinante contributo per vincere Scudetto (memorabile il gol al Dall’Ara), Coppa Italia e Supercoppa Europea, oltre ad aver trascinato gli Aquilotti fino ai quarti di Champions, miglior risultato della società biancoceleste nella massima manifestazione europea.

La cessione al Parma nell’ambito dell’affare che portò Crespo in biancoceleste, non sancì la fine di un amore, quello tra la Lazio e Sergio, che dura ancora oggi, alimentato da alcuni sgambetti effettuati dal portoghese, tecnico del Porto da svariati anni, ai danni di acerrime rivali come Roma e Juventus, estromesse dai Dragoni dalla Champions League.

E quel coro che vibrava forte dalla curva biancoceleste, risuona ancora nella mente di ogni tifoso biancoceleste: grazie di tutto, “Meu amigo Conceicao”.