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Oro in ribasso, ma Russia e Cina hanno fiducia

Negli ultimi 30 giorni il prezzo dell’oro è sceso vertiginosamente: siamo lontani dal picco di luglio che tanto aveva fatto ben sperare, e gli investitori potrebbero decidere di non rivolgersi, per lo meno al momento, al bene-rifugio per eccellenza.

Dollaro e sterlina sono oggi le valute predilette per gli investimenti, ritenute più sicure. Entrambe subiranno degli aumenti del tasso di interesse, cosa che farebbe ulteriormente ribassare il prezzo dell’oro. Ricordiamo infatti che dollaro e oro sono legati da una proporzione inversa, e alla discesa dell’uso segue un rialzo dell’altro. In questo momento il prezzo dell’oro è di  1270$ l’oncia, ma non possiamo escludere un’ulteriore picchiata.

Quindi non conviene più investire in oro? No, non è questa la conclusione, e anzi ribadiamo qualche consiglio su azioni del settore oro che riservano ottime opportunità. L’oro ha infatti, come gli altri metalli e le pietre preziose, un valore intrinseco slegato dai tempi e dalle conseguenze dell’inflazione e dell’aumento generale dei prezzi. Inoltre il clima geopolitico di tensione tra Corea del Nord e USA, e la strage di Las Vegas di pochi giorni fa, potrebbero far abbassare il dollaro e quindi alzare nuovamente l’oro fino a toccare i 1290$. Certo, possiamo dirci fuori dal pericolo ribassista solo superati i 1300$, ma lo scenario internazionale è tale che quest’ipotesi è tutt’altro che escludibile.

Le riserve auree di Russia e Cina

Proprio contro lo strapotere del dollaro si stanno muovendo la Russia e la Cina, che hanno aumentato a dismisura le proprie riserve auree.

La Russia ha implementato la quantità di metallo giallo, che ha costituito addirittura il 38% degli acquisti fatti dalle banche centrali. Nonostante la fiducia mondiale nell’oro sia scesa ai minimi degli ultimi due anni, Putin continua nell’accumulo del prezioso metallo, e di questo passo il 2017 vedrà l’acquisizione di 200 tonnellate d’oro: il doppio dello scorso anno.

Dal canto suo la Cina è giunta a 12.100 tonnellate: Pechino intende infatti aumentare la produzione dalle 450 tonnellate annue sino alle 500. Stime che però potrebbero non bastare nella gara con la Russia, la cui strategia scalzerebbe entro pochi mesi il Dragone Rosso dal quinto posto nella classifica delle nazioni con maggiore quantità di oro.