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Pressione fiscale italiana al 55%: record mondiale

Secondo Confcommercio il peso fiscale sui contribuenti italiani in regola è del 55%. Questa percentuale veramente sbalorditiva è il dato più elevato, a livello mondiale, dell’ultimo periodo storico. Effettivamente il record mondiale assoluto della pressione fiscale sui contribuenti italiani in regola è del 54,8%, infatti l’Italia precede la Danimarca che ha una pressione fiscale del 48,6%, la Francia che registra la sua pressione fiscale del 48,2 e la Svezia del 48%.

Purtroppo un altro dato negativo del nostro paese è dato dal “sommerso economico” pari al 17,5% del Pil, e quindi, anche in questo casa l’Italia si posiziona al primo posto. L’evaso italiano ammonta a 154 miliardi di euro.

La principale causa di questi problemi italiani sicuramente è data dalla pretesa fiscale eccessivamente alta. Va ancora considerato il grave problema dell’evasione e della scarsa efficienza del sistema giudiziario. Sempre analizzando le cause di questi problemi emerge immediatamente il fatto che i servizi pubblici i non sono considerati soddisfacenti dal cittadino, il quale ovviamente non ritiene corretto sostenere una pressione fiscale elevata senza ottenere in cambio un servizio adeguato.

Ancora dati negativi per l’Italia se si vanno ad analizzare le infrastrutture e i tempi di pagamento della pubblica amministrazione.

Insomma dopo tutti questi dati,  non sarebbe affatto male pensare di effettuare una lotta all’evasione volta a far pagare meno tasse a chi le paga ed è in regola.

In conclusione Confcommercio sottolinea la necessità di avviare una nuova analisi del problema evasione fiscale, facendo indagini economiche più accurate ed appropriate. Secondo il presidente dell’associazione Carlo Sangalli, infatti, l’Italia ha bisogno di “una terapia d’urto” in modo da contrastare la recessione ed agevolare la crescita e la ripresa economica del Paese. Sicuramente bisognerebbe evitare l’aumento dell’aliquota Iva, che andrebbe ad aumentare ancora il problema zavorra della pressione fiscale.

Sempre il presidente dell’associazione Confcommercio parla dell’ipotesi di accorpamento delle festività dicendo che sebbene è favorevole alle politiche di produttività, crescita e ripresa del Paese, bisogna considerare anche il settore turismo, che potrebbe risentirne negativamente proprio a livello economico.