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Rottamazione debiti con gli enti locali per tassa sulla casa e multe stradali

Nonostante i timori, piuttosto fondati, su un possibile aumento nei prossimi mesi del costo del carburante, uno spiraglio di risparmio sembra essersi aperto in relazione ai debiti contratti con gli enti locali.

Il Consiglio dei Ministri ha infatti recentemente approvato il D.L. Crescita. Si tratta – sia chiaro –  di un’approvazione con riserva e quindi suscettibile di modifiche, ma che in linea di massima dovrebbe garantire ai cittadini di regolare le proprie posizioni debitorie con gli enti locali senza pagare more o interessi. Nello specifico, la rottamazione riguarderà gli importi relativi alla Tari, la Tasi, l’Imu e probabilmente anche le multe stradali.

Fino a oggi i contribuenti avevano già modo di ricorrere al saldo e stralcio con il Fisco nazionale, ma con questo decreto l’opzione viene estesa anche agli enti locali. Non solo l’erario centrale, dunque, ma anche città metropolitane, regioni, province e comuni avranno la possibilità di proporre estinzioni agevolate dei debiti.

Rottamazione debiti con enti locali: a cosa si applica

Oltre a Tasi, Irap, Imu e multe stradali, la rottamazione riguarderà anche le tasse sui rifiuti nonché altre imposte su base locale. Ma attenzione, non sarà una misura a cui potranno ricorrere tutti.

Potranno beneficiarne, infatti, solo i contribuenti che hanno contratto la posizione debitoria fra il 2000 e il 2017. L’estinzione del debito sarà immediata, e non sarà gravata da alcuna spesa di mora o interesse. Il decreto stesso, infatti, fa riferimento all’intenzione di introdurre “la possibilità per gli enti territoriali di disporre la definizione agevolata delle proprie entrate, anche tributarie, non riscosse a seguito di provvedimenti di ingiunzione fiscale, stabilendo l’esclusione delle sanzioni”.

Le multe sono già sanzioni di per sé, pertanto l’unica cosa che sarà eliminata saranno gli interessi.

Infine, facciamo presente che la nuova normativa non si applica in automatico. Saranno infatti i singoli enti a decidere se aderirvi o meno; e dovranno farlo entro e non oltre i due mesi dall’entrata in vigore del provvedimento.

Una volta aderito, spetterà alla singola amministrazione decidere i modi e i tempi secondo cui il cittadino potrà regolarizzare la propria posizione.