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Pensioni: possibile cancellazione della Legge Fornero

Siamo in giorni ancora politicamente confusi. I risultati elettorali rendono incerto il prossimo Governo, che potrebbe vedere o il Movimento 5 stelle o la coalizione di centrodestra alla guida del Paese. In entrambi i casi però un dato sicuro rimane: entrambi hanno nel loro programma la revisione della Legge Fornero. I requisiti per godere del meritato riposo si sono fatti sempre più stringenti, e le regole per la pensione 2018 hanno scontentato una larghissima fetta di popolazione.

Il Governo, insomma, qualunque sarà potrebbe dare priorità ad una riforma dell’attuale sistema pensionistico, con il superamento della Legge Fornero mediante l’adozione di tre strumenti: la Quota 41, la Quota 100 e l’ Opzione donna. La cancellazione della Legge, conti alla mano, è poco fattibile. Mancano infatti le risorse finanziarie per sostenere le vecchie quote.

Vediamo subito come funzionano questi strumenti e quali vantaggi potrebbero portare se verranno davvero adottati. Non dovrebbe essere comunque difficile raggiungere i numeri in Parlamento per una riforma delle pensioni.

La Quota 41 e la Quota 100

La Quota 41 è un’opzione già attiva, e consiste nel pensionamento una volta raggiunti i 41 anni di contributi. Al momento riguarda però solo alcune categorie di lavoratori precoci, cioè quelli che hanno versato almeno un anno di contributi prima dei 19 anni di età:

 

  • disoccupati che non percepiscono la Naspi da almeno 3 mesi;
  • caregiver che assistono da almeno 6 mesi un familiare convivente con handicap grave;
  • invalidi per almeno il 74%;
  • lavori usuranti, o gravosi.

È probabile che si pensi ad un’estensione di questa quota a tutte le categorie di lavoratori. Si potrebbe pensare anche ad una Quota 100, ossia un pensionamento nel caso in cui la somma tra età anagrafica e anni di contributi sia almeno pari a 100. Ad esempio, si potrà andare in pensione a 65 anni se si saranno versati 35 anni di contributi.

L’Opzione Donna

Anche questo è uno strumento che già conosciamo, ma che non è stato confermato con la Legge di Bilancio 2018. Con l’Opzione Donna è possibile per le esponenti del gentil sesso chiedere il pensionamento a 57 anni (se dipendenti) o a 58 (se lavoratrici autonome) qualora siano stati maturati 35 anni di contributi.

Un aggiustamento dell’attuale trattamento pensionistico potrebbe reintegrare questa opzione, anticipando la pensione delle donne di diversi anni.