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Pensioni: sindacati a Palazzo Chigi per definire la manovra

Con l’avvicinarsi della fine dell’anno, il Governo stringe i tempi sulle nuove modalità di accesso alla pensione che dovrebbero essere attivate già dal 2018. Per quanto riguarda le notizie che abbiamo aggiornate ad oggi, sembrano prendere sempre più quota l’inclusione di 15 categorie fra quelle che non dovranno subire lo scatto a 67 anni a partire dal 2019, e la rivisitazione del calcolo dell’età su base biennale a partire dal 2021.

Fino a ieri Governo e sindacati si sono incontrati per discutere su altre sfaccettature della riforma, ed una nuova riunione è fissata per sabato prossimo.

Pensioni: i 7 punti del Governo

In linea di massima, il dibattito fra Palazzo Chigi e parti sociali ruota attorno a 7 punti cardine. Due di questi riguarderebbero proprio le categorie esentate dall’aumento automatico della soglia pensionistica da un lato, e il ricalcolo dell’aspettativa di vita dall’altro, per garantire ai pensionati di domani un’entrata più soft. Un altro punto sarebbe invece quello della gestione delle risorse economiche che non verranno spese per l’Ape sociale, destinate ad essere reinvestite nuovamente nella previdenza.

In totale, fanno sapere dal tavolo tecnico, questo aspetto della manovra dovrebbe valere circa 300 milioni di euro.

Il Ministro del Lavoro Poletti ha voluto tuttavia ribadire come “il collegamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita è un pilastro del sistema previdenziale e va salvaguardato”, aggiungendo che non sono mai venute meno le trattative con le associazioni sindacali per arrivare a valutazioni finali di carattere complessivo che accontentino lavoratori, rappresentanti e politica.

Di diverso tenore sono state invece le reazioni dei sindacati. Secondo la segretaria Cgil Camusso, le proposte del Governo ad oggi sono “ampiamente insufficienti”, poiché coprono una fetta di popolazione troppo esigua. Più disponibile al dialogo pare invece la Cisl, che fa sapere per voce della segretaria generale Annamaria Furlan come sebbene alcune proposte vadano “corrette e precisate meglio”, mentre altre siano tendenzialmente buone.

A metà del guado si colloca anche la Uil di Furlan, decisa nell’intenzione di “allargare la platea” degli esonerati dallo scatto ma convinta di un imminente miglioramento di quelle iniziative fin’ora considerate “un po’ insufficienti”.