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Come scegliere un interior designer?

interior designer

La professionalità dell’interior designer è una delle più richieste. La cosa non deve sorprendere dato che, soprattutto nell’ultimo anno, abbiamo avuto la possibilità di riflettere come mai prima sul comfort dei nostri spazi abitativi e, in molti frangenti, la necessità di ridefinirli per adattarli allo smartworking o alla didattica a distanza.

L’interior designer, grazie alle sue doti creative – a differenza degli architetti, coloro i quali esercitano questa professione non hanno l’obbligo di iscriversi a un ordine – riesce a ottimizzare l’esperienza generale di chi fruisce dell’ambiente, intervenendo su aspetti come l’illuminazione o lo stile dell’arredamento.

Chiarito questo aspetto, è naturale chiedersi come scegliere l’interior designer perfetto. Nelle prossime righe di questo articolo, abbiamo selezionato alcuni consigli utili al proposito.

Percorso formativo… e non solo

Quando si sceglie un professionista che lavora nell’ambito della creatività, la prima cosa che viene in mente riguarda senza dubbio il focus sul percorso formativo. Attenzione, però: non bisogna fermarsi a questo aspetto. A prescindere che si parli di interior designer Torino o di professionisti attivi in altre città, è cruciale concentrarsi anche su altri punti, come la capacità di raccontarsi in maniera efficace ed emozionale.

Il motivo per cui è bene uscire dal “recinto” dei dati sulla formazione è legato al fatto che, a differenza degli architetti, gli interior designer hanno molto spesso alle spalle un percorso formativo che non prevede la laurea.

Esistono infatti dei corsi di specializzazione non proposti da università che permettono di acquisire le competenze necessarie all’esercizio della professione senza bisogno di laurearsi.

Sono più concentrati in quanto dedicati a persone che già lavorano. Alla luce di ciò, nel momento in cui si guarda il profilo di un interior designer non è bene focalizzarsi solo sul nome della realtà formativa che ha frequentato.

L’importanza del portfolio

Il portfolio è il biglietto da visita principale dell’interior designer. Non importa che sia inserito in una pagina del sito o che sia presentato su Instagram. Quello che conta è che ci sia e che i singoli progetti siano minimamente spiegati, mettendo in primo piano anche gli obiettivi da cui si è partiti.

Collaborazioni passate

Un altro criterio importante riguarda le collaborazioni in curriculum. Se l’interior designer che si ha intenzione di scegliere ha collaborato con studi di architettura prestigiosi – anche a livello internazionale – significa che ha una marcia in più.

Il valore (immenso) dell’empatia

Come ricordato dall’inizio di questo articolo, tra le tante cose che la pandemia ha cambiato rientra il rapporto con gli spazi domestici, che sono diventati centrali come mai prima erano stati, un vero e proprio rifugio.

Questo loro nuovo ruolo deve portare a capire che, nel momento in cui ci si rivolge a un professionista per ridare loro un nuovo volto, è essenziale l’empatia. Da un interior designer bisogna sentirsi capiti. Nel momento in cui si interagisce con lui, è fondamentale percepire quasi un’anticipazione dei propri desideri.

Molti dicono che le case raccontino le persone che le abitano: se in questa asserzione c’è qualcosa di vero, un bravo interior designer deve essere in grado, quando parla con un aspirante cliente, di abbozzare mentalmente le caratteristiche della sua casa ideale.

Metodo prima di tutto

Concludiamo con un veloce accenno all’importanza della precisione e del metodo. A prescindere dallo stile che contraddistingue la sua professionalità, l’interior designer deve lavorare in maniera organizzata, partendo da una moodboard e concludendo con la definizione dei dettagli di styling.

Ovviamente deve essere preciso anche per quanto riguarda le specifiche del preventivo.