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Rapporti con la ndrangheta, in manette due consiglieri cosentini

Dopo il caso scoppiato a Reggio Calabria ora è la provincia di Cosenza a fare i conti con le accuse di corruzione. Nel Comune di Rende sono finiti in manette due consiglieri provinciali con l’accusa di ingerenza clientelare per quel che riguarda la gestione di una società di servizi del comune cosentino. Entrambi consiglieri appartenenti al Partito democratico, Umberto Bernaudo e Pietro Paolo Ruffolo sono stati arrestati, in qualità rispettivamente di ex sindaco ed ex assessore del Comune di Rende per il reato di corruzione.

L’intera operazione è stata condotta dalla Direzione Investigativa Antimafia e dai carabinieri. Il tutto è saltato fuori nel corso dell’operazione Terminator. Bernaudo e Ruffolo sono accusati di aver costituito, nel 1999, una società di servizi riconducibile al boss Michele Di Puppo e di aver finanziato tale società con fondi comunali. Nel 2000 poi, tale società si sarebbe aggiudicata l’appalto per l’operazione di raccolta dei rifiuti e manutenzione di immobili comunali, per un periodo di circa 3 anni. Inoltre, da ulteriori indagini risulta che Bernaudo e Ruffolo avrebbero assunto, nella suddetta società, familiari ed esponenti della cosca cosentinaLanzino-Presta-Di Puppo” in cambio di voti in occasione delle elezioni provinciali del 2009.

Il giudice per le indagini preliminari del distretto di Catanzaro, Livio Sabatini, ha escluso l’aggravante delle modalità mafiose concedendo così, ai due consiglieri, gli arresti domiciliari. Un terzo provvedimento restrittivo è stato notificato in carcere al boss Di Puppo.

Fonte: Rai